Arrivo a El Chalten la sera del primo febbraio e appena entrato nell’appartamento trovo un biglietto scritto da Matteo sul quale leggo che lui, Luca, Silvan e Pascal sono al Fitz Roy a tentare il pilastro est. Mi dice di aspettare una loro chiamata dal satellitare in cui mi avrebbero dato istruzioni.

Così, il giorno successivo, decido di fare una passeggiata fino alla Laguna Torre impaziente di vedere dal vivo questa cima di cui tanto si parla. L’ambiente in cui cammino mi piace subito e quando vedo il Torre provo una sensazione di totale impotenza. Penso subito che non è roba per me e che sono stati veramente in gamba i primi che hanno raggiunto la vetta nel ’74.

Vista del Cerro Torre dalla Laguna Torre

Vista del Cerro Torre dalla Laguna Torre

La mattina seguente appena sveglio trovo un sms sul cellulare che mi segnala una chiamata persa: cavolo è il satellitare degli altri!! Così preso dall’agitazione, e basandomi su false previsioni che davan bello ancora per 2 giorni, preparo il saccone con tanto cibo e materiale e mi avvio verso il Fitz. Sono veramente stracarico e mi ci vuole una gran convinzione per giungere, dopo 8 ore di cammino, a Paso Superior. Subito trovo Luca Schiera: all’inizio fatica a conoscermi ma appena dopo mi racconta tutti i particolari del loro tentativo al Fitz. Purtroppo Silvan mentre erano in parete ha cominciato a sentirsi male e così sono stati costretti a scendere malgrado fossero già a più di metà via. Dopo un cus cus veloce ci concediamo qualche ora di riposo nella piccola truna. La mattina trovo anche gli altri, Matteo, Silvan e Pascal. Loro decidono di  scendere subito a El Chalten mentre io e Luca abbiamo una mezza intenzione di fare qualcosa il giorno dopo. Peccato che le mie previsioni si rivelano una bufala e, dopo forti raffiche di vento, il pomeriggio decidiamo di scendere anche noi.

L’avvicinamento al Fitz Roy

L’avvicinamento al Fitz Roy

Dopo questo inizio spedizione che mi fá un pò rendere conto di come funzionano qui le cose (soprattutto sui lunghi avvicinamenti), il tempo non ci dá nessuna chance per due settimane che trascorriamo facendo boulder, leggendo libri e parlando dei classici aneddoti arrampicatori. Un pomeriggio decido di andare a far 2 blocchi malgrado nessuno vuole venire e mentre provo i movimenti della Nerca (un boulder di 7b) arrivano dei simpatici ragazzi americani. Tra questi ragazzi c’è Alex Honnold, Colin Haley e Rolando Garibotti. Mi sembra di essere in un video di PlanetMountain e con quattro dritte di questi big riesco a salire il boulder in pochi tentativi.

Poi finalmente le previsioni sono dalla nostra parte e per giovedì 12 e venerdì 13 danno bel tempo. Sembra anche che dalla settimana dopo arrivi una bella finestra. Parlando con Matteo mi dice che lui preferisce aspettare la finestra successiva che sembra buona per un tentativo al pilastro est. Passano i giorni e arrivato il giovedì di bel tempo le previsioni per la settimana seguente  non sono più tanto buone così, dopo la proposta di Pascal di andare al Mocho e dopo aver parlato con Matteo, alle 2 di mattina del venerdì ci avviamo verso la valle del Torre. Arrivati alla Laguna Torre, passiamo la Tirolese, superiamo la laguna, la morena e alle 7 ci troviamo sul ghiacciaio col il sole che comincia ad illuminare la cima del Torre. Dopo 7 ore di cammino raggiungiamo l’attacco de Le Voie de Benitiers. Ci sono altre cordate sulla via così nei primi tiri ci tocca aspettare un pò. L’arrampicata col Pascal prosegue bene nonostante il mio inglese lacunoso, peccato però che non riesco a superare in libera il tiro chiave della via. Un 7b+ che mi sembra un bastone (Matteo lo risolverá la settimana dopo dicendomi che a lui sembra facile come 7b+. Ma vá da..)

La parte alta della via la saliamo molto veloci e, raggiunta la cima, dopo qualche foto al Torre e al gruppo del Fitz Roy, scendiamo in doppia fino alla base. Il lungo ritorno non mi crea problemi, mi sento in forma oggi, e alla una di notte arriviamo a El Chalten.

Sulla parte alta de Le Voie de Benitiers (foto di Pascal Foquet)

Sulla parte alta de Le Voie de Benitiers (foto di Pascal Fouquet)

Mi sento soddisfatto: primo perchè i posti che ho visto sono veramente eccezionali, secondo perchè sono riuscito a far qualcosa in questa Patagonia che a volte non offre una piccola finestra neanche nell’arco di un mese.

Quando mi sveglio la mattina capisco che Matteo ha intenzione di andare al Fitz il giorno successivo nonostante le condizioni non siano proprio al top. Peccato che io non posso affiancarlo, ho bisogno di almeno un giorno in più di riposo. Mi accorgo però che Silvan e Luca non sono convinti sulla Est e dopo un breve dialogo Matteo decide di chiedere a Tobias Wolf di affiancarlo al Fitz. Silvan e Luca propongono così la via dei Ragni al Torre e io e Pascal accettiamo subito.

Così Matteo si avvia la domenica verso il Fitz mentre noi prepariamo gli zaini per partire il giorno seguente.

Il lunedì mattina prendiamo il taxi fino a El Pilar e dopo 8 ore di cammino passando attraverso il lago elettrico e il ghiacciaio Marconi arriviamo al bivacco del Passo Marconi. Mi sento stanco la sera, ho fatto fatica oggi, e con un leggero mal di testa mi infilo nello stesso sacco a pelo di Luchino (grande idea quella di portare un sacco a pelo in due, non lo auguro a nessuno). La mattina seguente il tempo è brutto e dopo una chiamata al Deza (il nostro guru delle previsioni) decidiamo di aspettare un giorno nel bivacco. Il pomeriggio il cielo si rasserena e ci regala un magnifico spettacolo.

Panoramica sul Fitz Roy, Cerro Piergiorgio e Cerro Torre dal Passo Marconi  (foto di Pascal Foquet)

Panoramica sul Fitz Roy, Cerro Piergiorgio e Cerro Torre dal Passo Marconi
(foto di Pascal Fouquet)

Il mercoledì mattina il tempo non è ancora dei migliori ma ci avviamo comunque verso il Circo de los Altares. È notte, sta nevicando e c’è un vento molto forte, non si vede nulla, è tutto bianco e siamo veramente fuori dal mondo. In un attimo mi assale una sensazione strana che non mi fá sentire per niente bene (saranno anche tutte le Mantecol che ho mangiato il giorno prima). Comincio a pensare: e se succede qualcosa in questo posto che cavolo facciamo?? Siamo a 12 ore di cammino dalla prima abitazione, sono dall’altra parte del mondo, il tempo è una merda e il Soccorso non esiste. Va bè andiamo avanti. Arrivati al Circo del los Altares ci concediamo una sosta e poi saliamo direzione Colle della Speranza. Si sale bene, pendii di neve/ghiaccio e qualche pezzo di misto che superiamo in conserva. Alle 5 di pomeriggio sistemiamo la nostra tenda in un crepaccio appena sotto il colle. Mangiamo una polenta istantanea veloce e via nel sacco a pelo a 2 piazze. La mattina del giovedì alle 4 siamo pronti a partire. Il tempo è brutto, nevica e c’è vento forte ma ci avviamo lo stesso. Raggiunto il Colle della Speranza saliamo slegati i 200 metri di pendio 70° di ghiaccio che ci separa dal primo impegnativo tiro dell’elmo. Questo è il secondo momento della spedizione in cui avverto dei forti dubbi sulla mia decisione di provare a fare l’alpinista.

Ma tutto vá per il meglio e grazie a Silvan che fá da capocordata saliamo veloci fin sotto la Headwall. Qui c’è un bellissimo tiro di ghiaccio di 5+ e comincia perfino a rasserenarsi (momento molto piacevole). Appena raggiungiamo il primo fungo si accende in noi quell’emozione che si prova quando si sente il profumo della vetta e siamo euforici.

Silvan sale l’ultimo tiro della via dei Ragni (foto di Pascal Foquet)

Silvan sale l’ultimo tiro della via dei Ragni (foto di Pascal Fouquet)

Da qui alla cima  ci separano 3 tiri di corda. I tre tiri più assurdi e incredibili che io abbia mai salito. In ogni tiro c’è un tunnel naturale in cui a volte si fá perfino fatica a entrare (per fortuna sono snello). L’ultimo tiro è il crux della via ma il mitico Silvan lo risolve con grande scioltezza. Un emozione grande mi assale in cima. Il Cerro Torre. Per me la montagna numero uno. Non avrei mai pensato di riuscire a scalarla ma grazie ai miei compagni il mio piccolo sogno si è avverato.

Giovedì 19 febbraio ore 5, in cima al Cerro Torre

Giovedì 19 febbraio ore 17, in cima al Cerro Torre

Dopo qualche foto e un filmato che rimarrá negli annali ci caliamo veloci in doppia e a mezzanotte siamo al nostro nido.

Il giorno dopo sistemiamo gli zaini e dopo essere scesi fino al Circo de los Altares ci incamminiamo verso il Paso del Viento con l’idea di fermarci la notte seguente al bivacco Ferrari, appena prima del passo. Lungo il cammino Silvan mette i piedi nel posto sbagliato e finisce in una piccola pozza di acqua ovviamente gelida, noi ridiamo sotto i baffi mentre sentiamo le sue imprecazioni in lingua incomprensibile. La distanza da fare è enorme e comincio a sentire la stanchezza dei 4 giorni in giro a far fatica e a mangiare polenta instantanea e barrette. Mi serve una buona dose di forza di volontá per arrivare fin sotto al passo ed è una bella sorpresa quando non troviamo il bivacco e decidiamo di continuare fino alla Laguna Toro. “Massi dai” mi ripeto continuamente in testa “hai scalato il Torre che cosa te ne frega di camminare ancora qualche ora?”. Così dopo 14 ore di allegro trekking raggiungiamo l’accampamento alla Laguna Toro e mangiata un ottima polenta istantanea ci infiliamo nel sacco a pelo a 2 piazze.

La mattina seguente c’è un gran bel sole e mi accorgo che l’accampamento è in un classico bel bosco patagonico. Assicuro che dopo cinque giorni in posti dove non c’è neanche una forma di vita si gode anche di queste piccole cose. Così mi avvio verso il fiume x espletare i miei bisogni cantando “No Woman no cry”. La pace è stata raggiunta! Siamo lenti nel preparare gli zaini questa mattina e ci avviamo solo verso le 11. Ma dopo 4 ore di cammino ci troviamo di nuovo in mezzo alla civiltá e appena entrato a El Chalten mi dirigo verso una panaderia dove acquisto una gran quantitá di leccornie solitamente proibite ai climber.