Il Tozal del Mallo

Il Tozal del Mallo

Il “Parque nacional de Ordesa y Monte Perdido” si trova sul versante Spagnolo dei Pirenei e, oltre a innumerevoli e interessanti percorsi escursionistici, ospita alcune zone su cui è possibile praticare un’arrampicata “di qualità”.

Siamo partiti, Io ed Elena, a metà agosto e avevamo il dubbio che questo periodo dell’anno potesse essere un po’ troppo caldo per scalare su queste pareti esposte a sud ad una quota elevata (2000/2500 metri) ma non troppo. Effettivamente il caldo non è mancato, ma era limitato solo a poche ore della giornata, e comunque sopportabile, si sfrutta molto bene il periodo estivo anche perché le vie richiedono del tempo e avere a disposizione qualche ora in più permette di scalarle con maggior tranquillità.

In generale tutti i settori si raggiungono partendo dalla “Pradera di Ordesa” che, nel periodo estivo, è raggiungibile tramite bus/navetta in un quarto d’ora da Torla, il paesino “di riferimento” per la valle di Ordesa, il primo parte alle 6.00 e l’ultimo scende dalla Pradera alle 22.00.

Brujas Franco espanola, decimo tiro

Brujas Franco espanola, decimo tiro

Come prima via abbiamo scelto la classica “Brujas Franco Espanola”, sul “Tozal del Mallo” che, pur essendo abbastanza ripetuta non è da sottovalutare poiché non molto attrezzata (soste da rinforzare) come in generale tutte le vie di Ordesa che richiedono, come minimo, una serie di friends.

Dopo avere preso contatto con il tipo di scalata ci siamo diretti sul “Gallinero” per scalare “Somontano”, una via di 400 metri caratterizzata da un tetto di 7b con “mucho ambiente”, come direbbero da quelle parti… L’arrampicata anche qui è molto bella ed impegnativa, le soste sono spittate ed in via si trova ogni tanto qualche spit, diversi chiodi e in alcune sezioni è necessario utilizzare i friends.

Somontano, quarto tiro

Somontano, quarto tiro

Come segnala l’ottima guida di Christian Ravier e Remi Thivel la via più emblematica di Ordesa è forse “Zarathustra”, sul Pilier del Cotatuero, e ci è bastato guardarla dal sentiero per capire che non avremmo potuto lasciare questo posto senza salirla!

Così, dopo la solita ora e mezza di avvicinamento ci siamo trovati all’attacco di questa via storica, caratterizzata da un soffitto orizzontale superabile in artificiale di 5/6 metri, un centinaio di metri sopra le nostre teste. L’arrampicata è entusiasmante, estetica e molto aerea, soprattutto nella seconda parte, tuttavia bisogna considerare che dopo il tetto un’eventuale ritirata potrebbe creare qualche problema.

Zarathustra, quarto tiro

Zarathustra, quarto tiro

Durante i giorni di riposo io ho…riposato, Elena invece non era stanca a sufficienza così ha preferito sgranchirsi un po’ le gambe ed è salita in cima ai 3355 metri del Monte Perdido, un’ascensione tecnicamente facile ma molto lunga e soprattutto molto bella in un ambiente caratterizzato da ampi spazi (almeno, a giudicare dalle foto sembra così ;))

Panorama dalla cima del Monte Perdido

Panorama dalla cima del Monte Perdido

Qui a Ordesa sopravvive ancora oggi quell’etica che apparentemente andava per la maggiore negli anni 80/90 dalle nostre parti: prima le protezioni veloci, poi i chiodi e quando proprio non c’è niente da fare si usa anche qualche spit, su alcune vie un po’ di più, su altre un po’ di meno… L’approccio è perciò abbastanza alpinistico, mi viene in mente l’attrezzatura di alcune vie della Marmolada, ma qui l’arrampicata è più atletica e la possibilità di autoproteggersi decisamente migliore (le fessure, di cui Ordesa è piena, accettano molto meglio i friends rispetto ai buchi svasi della Marmolada). Come stile di arrampicata mi ricorda anche le belle pareti gialle dolomitiche, in cui ritengo che l’arrampicata sia molto estetica ma comunque impegnativa per via della roccia non sempre “perfetta”…

Insomma… un po’ Marmolada un po’ Lavaredo, un po’ granito un po’ calcare…. ma per me, tanto per cambiare, Ordesa è stato il “Wenden d’Espana” hahahaha!