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Sto arrancando sotto un fardello di corde, rinvii, tende ed alimenti vari da più di 2 ore quando avverto sempre più chiaramente un rumore di zoccoli. D’un tratto si materializzano due muli, sfruttati a dovere in ogni centimetro disponibile che in poco tempo mi lasciano nuovamente solo con i miei pensieri e, soprattutto, con il mio pesante sacco.

 

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Elena ovviamente mi ha seminato e il Picu è sempre lì, davanti a me, e non fa una piega, proprio come i due muli e il caballero che li sta seguendo, io invece sono decisamente piegato, così ne approfitto per una piccola pausa prima della rampa finale che conduce al “refugio”, che sorge proprio sotto la Cara oeste del Picu Urriellu, meglio o diversamente conosciuto come Naranjo de Bulnes. Siamo partiti a metà Agosto dall’Italia con l’intenzione di salire questa bella montagna simbolo dell’Alpinismo Spagnolo ma soprattutto con la speranza di avere a disposizione qualche finestra di bel tempo che, da queste parti, non è una cosa del tutto scontata, neanche durante l’Estate, fondamentalmente a causa della vicinanza dell’Oceano che impone le sue leggi ed i suoi “capricci” meteorologici.

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Arrivati al Refugio Urrielluù piantiamo la nostra tenda accanto a quelle di altri Scalatori ed Escursionisti, ne contiamo ben 23 e lo interpretiamo come un buon presagio…ci sono buone probabilità che il tempo all’indomani sarà quello giusto per poter scalare, soprattutto contiamo in una temperatura alta poiché la via prescelta “Gizon berri bat naiz” si sviluppa sulla Cara oeste che resta all’ombra fino a metà pomeriggio.

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Vista da sotto la parete è molto bella, ma quando ci sei sopra lo è ancor di più, tutti utilizzano aggettivi lusinghieri per descriverla e anche noi non possiamo fare altro che confermarli pienamente. La nostra via sale dritta nel centro della Pared per 500 metri su roccia superlativa e, come dicono gli Spagnoli, è necessario “navegar”, un termine che ricorre spesso nelle descrizioni e che rende bene l’idea del tipo di arrampicata che propone questa via e questa parete…

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“Gizon” termina alla “Laja Espana”, una grossa scaglia a 300 metri da terra dalla quale con due tiri della classica Murciana 78 arriviamo in cima, scendiamo con delle comode doppie sulla Cara sur lungo la via Normale ed arriviamo al nostro “campo base” prima dell’imbrunire.

Il giorno successivo e tutto il fine settimana è previsto tempo brutto e condizioni sfavorevoli perciò decidiamo di scendere a valle e fare la vita da vacanzieri, ovviamente senza farci mancare un po’ di roccia, così tra qualche trekking spaccagambe e qualche giretto in spiaggia visitiamo Rumenes e Cicera, due falesie all’interno del Desfiladero de la Hermida, una valle che delimita ad Est i Picos d’Europa… neanche a dirlo canne, tacche, buchi e tiri di alta qualità!

Il tempo sembra finalmente volgere al bello e così risaliamo in quota, questa volta però non siamo fortunati e la mattina il vento soffia molto forte con basse temperature, per quanto ci riguarda la pared è “off limits”… i giorni successivi è inoltre previsto un peggioramento… niente, questa volta è andata buca così scendiamo a valle e dopo aver terminato le ultime energie in falesia spiaggia e soliti trekking ci prepariamo per il rientro nel Belpaese.