Se l’andare per monti fosse una scienza esatta, sarebbe una noia mortale!
E dopo aver esordito con un luogo comune degno della peggior scuola di scrittura da cui attingono troppi titolisti contemporanei, ci trasferiamo a Punta Argennas, una poco conosciuta “paretina” di fronte alla più evidente, ovvia e blasonata Punta Giradili, in Ogliastra, Sardegna.
Qui, quasi esattamente tre anni fa (2017), chi vi scrive dirotta le bellicose intenzioni di aprire vie di una microsquadra proveniente dal “continente”, composta dal Luca Gianola, Dimitri Anghileri e Matteo Motta, ai quali si aggiungerà strada facendo il local Cristian Murgia.
Il primo giorno lo dedichiamo a sbinocolare la parete e dopo una settimana ne nascono due vie, aperte con rigoroso stile dal basso. “Modalità aerea” (7tiri, 7b max by Motta, Felderer, Murgia, RP Matteo Piccardi) ne esce più docile e con un obbligato che consente di divertirsi, mente la linea di Gianola e Anghileri non è una bestia facile da domare (leggi l’articolo sull’apertura delle vie a Punta Argennas).
I due hanno spinto al limite delle loro possibilità per piantare ogni spit, e il passo successivo, cioè mettere insieme tutti i movimenti e andare da sosta a sosta non è così scontato. Sembrerà una cosa banale, ma non lo è. Il tempo tiranno li costringe a rientrare a casa appena finito di chiodare, senza margine per poter tentare la libera. Quindi, a turni si sono presentati alla mia porta i vari Anghileri e Piccardi negli anni successivi per cominciare a provare i tiri. Invero anche Gianola è arrivato, ma con due figli nati nel frattempo già una mezza giornata in falesia era un successo! Alcuni dei tiri pian piano cadono sotto l’assedio incessante, ma da qui alla libera “ground up” la strada sembra ancora lontana.
Quindi arriviamo ai giorni nostri, ovvero al week end prima dell’ultimo lock down, quando alla mia porta si presenta il trio Motta – Anghileri – Piccardi.
Lotzorai, secondo lock down 2020 – Zona gialla, Sardegna. Un novembre oltremodo temperato permette di cenare con le finestre aperte. Purtroppo le finestre vanno chiuse. Il più profondo delirio si è impossessato della sala da pranzo, e volano gradi e imprecazioni come al mercato del pesce.
Si arriva al punto di proporre 7b+ max con 7c obbligatorio, volano ancora bestemmie e si tenta di cambiare argomento. Poi si riparte “Apache a Cornalba è più dura…” e bla bla bla.
Ovviamente “bla bla” non sono avverbi, ma potenti insulti sprecati gli uni verso gli altri. Con i vicini che non ringraziano. Chiuse le finestre, alle prime luci dell’alba, a caso qualche coppia partiva per provare tiri su una via che sembra corta, non troppo dura, su una paretina un po’ così.
Ma la via di punta Argennas non è su una paretina “un po’ così”. È un muro di cemento colato verticale, dove dal primo metro all’ultimo non c’è molta tregua per chi scala. I gradi non sono estremi, ma vanno conquistati col pugnale fra i denti.
L’obbligatorio sempre severo, talvolta forse un po’ pericoloso. E le corte giornate di novembre a stento bastavano per provare qualche tiro! Che comunque giorno per giorno capitolava sotto gli attacchi della coppia Anghileri – Piccardi, che rimandava appuntamenti sentimentali e di lavoro alle settimane successive, pur di tentare la libera. Dopo l’ennesima serata a base di gradi e bestemmie la strategia è stabilita. I due vogliono provare la via ground up, facendo tutti i tiri in libera.
L’unica soluzione efficiente è che chi scrive, oltre a fare da assistente psicologico, fotografio, chef, maitre e cameriere diventi anche uomo grigri e li accompagni per ottimizzare gli sforzi e i tempi. Così la strategia è decisa: parte il primo, e in caso di successo si lega in sosta, libera la corda e parte il secondo (sempre da primo) assicurato dal sottoscritto che infine chiude la cordata raggiungendoli in sosta, mentre il primo è già partito per il tiro successivo. Semplice quanto veloce, il tentativo “buono” si arena al terzo tiro, causa condizioni un po’ umide e pelle inesistente.
Dopo una serie di voli, di bestemmie e di disastri psicologici tipici di chi pratica la scalata, la cordata si arrende alla gravità e ritorna alla base con le orecchie basse e lo sguardo spento. Ancora qualche fiammata sul grado e sulla strategia, ma il tempo per Dimitri volge al termine, e il sogno della libera insieme si allontana sempre di più.
La delusione viene mitigata dal potente team di scalatori local che contribuisce con abbondanti dosi di birra e vino a calmare gli animi e vedere le cose da prospettiva diversa… Forse un po’ inclinata! Comunque le previsioni di vento da est non sono confortanti, e il buon Anghileri dopo due settimane al limite, e un tallone fuori uso a causa di un brutto volo, prende l’aereo che lo riporta a casa coi tiri liberati, ma la ciliegina manca.
Piccardi invece arrocca nella ridente Lotzorai, e il cambio di direzione di vento arriva, con belle e secche raffiche da nord e temperature finalmente novembrine: il giorno sembra quello giusto. E infatti così è! Uno dopo l’altro i tiri cadono in sequenza e vengono scalati al primo tentativo, senza perdite di tempo e di energie.
Le passeggiate di salute sono diverse, sia chiaro, ma Matteo tira fuori tutto quello che ha e riesce a dominare piedi e nervi anche nei tratti più scabrosi, su di una via che non regala neanche i gradi più bassi, vero capolavoro di ardimento di Gianola e Anghileri.
La vittoria è onestamente un po’ amara, arrivare all’alberello di sosta finale senza Dimitri onestamente ci è dispiaciuto, ma gli spit sono ancora li, e i giovani avranno ancora tempo per provare la salita!