Ci sono luoghi che ciclicamente ritornano nella vita, ci passi per un motivo o per l’altro. C’è anche una teoria sui cicli storici e e cicli nella vita, ma mi sembra un concetto un po’ troppo lungo da spiegare. Ora comunque ciclicamente mi capita di cadere negli stessi punti sulle vie che sto provando a liberare…
2005 – Brutto rumore ad un dito. Forse una puleggia. In effetti quel giorno avevo esagerato, venticinque tiri più allenamento… sicuro ha ceduto per stress. Non ci faccio caso.
Sto tranquillo per qualche giorno poi Gio (Giovanni Ongaro) mi propone di andare a Bormio per parlare con un’agenzia di viaggi. Non ricordo per che motivo, forse per qualche sponsorizzazione… andiamo, finiamo e avanziamo qualche ora prima del buio.
Era inizio novembre e mi propone due tiri a Isolaccia: “Perché no? Bel posto, bei colori autunnali”. Guardo di fronte alla falesia, vedo le piste di sci del posto e dico a Gio: “Pensa che le mie prime due settimane bianche le ho fatte proprio qua, avevo 12/13 anni. Avevamo una casa in affitto in fondo al paese, sotto la falesia dov’è più alta, la zona della cascata. Qualche anno dopo, avrò avuto 15 anni, avevo scalato in quella falesia con degli amichi che avevano la casa a Santa Caterina. Una giornata abbastanza roccambolesca: autostop, manovre di corda approssimative e via dicendo…”.
Ph. Giovanni Ongaro
Parlando i tiri scorrono, uno, due, tre… ultimo tiro della giornata. Vicino alla sosta prendo una piccola tacca verticale di sinistro, la mano infortunata. Sento qualcosa di strano (avrei dovuto ascoltare quella sensazione!) e dico a Gio: “Occhio, il dito lo sento strano”. Tiro l’appiglio… stupidamente (avrei dovuto scendere) e subito dopo un rumore sordo. Tre settimane dopo il dito è ancora gonfio e messo malissimo, prenoto una visita. Esito: rottura del 90 % del tendine dell’anulare della mano sinistra, la dottoressa Deruvo mi dice che è grave ma le pulegge stanno bene… caso rarissimo!
Impiego ben tre mesi a recuperare il mio primo grave infortunio, senza operazione, cosa che mi avevano descritto come cosa difficile. Il periodo di convalescenza finì con la salita di Vecchio cane stringi i denti, un buon 8c/+ molto di dita (quindi se non ho ceduto li non cederò più – spero!) e il progetto Liberi in libera con il gruppo Ragni.
Perché racconto questa storia?
Il motivo è che in questa parete in Alta Valtellina mi aveva segnato e il tarlo di ritornare su quella falesia per cambiare quel brutto ricordo di un infortunio in un luogo così bello l’avevo subito avuto. Ma un giorno scali qua, un altro la vita ti porta là… Le cose si erano prolungate per dieci anni… L’occasione è arrivata con un gruppo di amici giovani (Luca, Paolo, Matteo, Giuliano) riuscendo a creare una bella multi picth proprio vicino alla cascata, dal nome “Catastrofa”, 8 tiri, 250 m fino all’8a.
Mentre stavo appeso alle sue soste guardavo il paesaggio e cercavo di ritrovare la casa di quelle settimane bianche ma è passato troppo tempo e non l’ho più riconosciuta. Non importa. Ora ho un bel ricordo di cinque giorni che abbiamo impiegato per chiodare e di due giornate di scalata per liberare e fare le foto a inizio gennaio, immersi nei colori invernali con buoni amici… il dito (ringrazia) e sta bene!