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ENGLISH REPORT OF THE EXPEDITION: http://ragnilecco.com/kirzighistan-massive-luca-schiera-report/

Una fessura appena percettibile risale dalla base alla cima il Pik Slesova. Pereströicrack o più comunemente Pereströika Crack, è considerata tra le vie più belle al mondo, tanto che vari alpinisti vengono qua solo per lei, e in effetti ne vale la pena.

A poco più di un’ora dal fondovalle si attaccano i primi tiri sull’avancorpo, che conducono alla base della Torre vera e propria. Dopo un delicato tiro in placca, si arriva a prendere una riga che taglia il muro perfettamente liscio.

Inizialmente ci entrano solo le prime due falangi delle dita, poi salendo si allarga sempre un po’: a misura di pugno per qualche tiro, poi diventa una faticosa dülfer proteggibile solo con un grosso friend; fino alla cengia di metà via.

Da qui la parete si impenna ancora fino a diventare perfettamente verticale. Ora non c’è più una sola riga da seguire, ma vari sistemi di fessure, solo uno però porta direttamente in cima.

Petit Tour

Pur contenti delle altre due vie, volevamo assolutamente salire la torre che con i suoi mille metri ci faceva sentire tanto piccoli al campo base.

Dopo una settimana di nervosismo dovuto al brutto tempo con la data del rientro avvicinarsi, usciamo dall’inerzia delle nostre tende e saliamo una via sulla “Petit Tour”, caratterizzata da una lunga fessura verticale ben visibile dal basso.

La caratteristica di questa fessura è che ora contiene saldamente anche 40 metri di una nostra corda.

 

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La offwidth

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Pik Slesova

 

Perestroika, giorno 1

Il giorno successivo, impazienti e gasati dal primo giorno senza temporale partiamo.

Ci svegliamo tardi, con molta calma prepariamo il materiale e alle 14 lasciamo il campo base per bivaccare sotto la parete.

In poco più di un’ora raggiungiamo lo zoccolo e lì nasce l’idea assurda di provare a raggiungere la cengia di metà via (dodicesimo tiro) il giorno stesso. Sembra impossibile, o quantomeno rischioso, però è forse la nostra ultima opportunità e il tempo è ancora buono.

Saliamo i primi tiri sullo zoccolo, poi per una breve cresta raggiungiamo la base della via. Sono le 16, decidiamo di provarci.

Il sistema è ormai ben collaudato: il primo arrampica e tira un sacco, il secondo sale a jumar con l’altro sacco.

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Primo tiro

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Immagine

Grande diedro

I primi tiri scorrono molto velocemente, venti minuti per salire entrambi, inizio ogni lunghezza con ancora il fiatone dal tiro prima.

Impossibile avere problemi di orientamento (l’unico modo di salire è per la fessura) e la scalata procede fluida, quando si stanno per spegnere le luci raggiungiamo puntuali la cengia a metà via.

Cuciniamo polenta e ketchup e ci sistemiamo entrambi nell’unico sacco a pelo.

Tentiamo di riposare ma si alza sempre più forte il vento freddo, da una parte mi rassicura (il bel tempo durerà ancora un giorno), dall’altra no… impossibile dormire!

Sfoderiamo l’arma segreta: un telone di plastica in cui ci avviluppiamo, di sicuro non siamo comodi, ma almeno abbiamo meno freddo.

Non riusciamo comunque a dormire, passiamo la notte in dormiveglia e a parlare, l’umore è sempre alto.

Siccome vogliamo assolutamente salire la parete in libera dobbiamo aspettare il sole, che arriva solo a mezzogiorno, usciamo quindi dal bozzolo dopo undici ore.

Un po’ rotti ci alziamo e il terzo giorno di scalata ci da il benvenuto una offwidth-camino.

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Risveglio nel cellophane

 

Perestroika, giorno 2

Sono freddo e sento tutta la fatica accumulata ma so che salendo inizierò a riprendere energie. Proseguiamo sempre con la tattica del giorno prima, ma lasciando un sacco in cengia.

Siamo sotto il tiro chiave, o almeno lo crediamo.. la relazione che abbiamo è strappata in quel punto.

Parto un po’ teso su degli incastri da mezza mano, la sensazione è buona ma spreco forza scalando contratto, il chiave fortunatamente è su tacche, stringendo finalmente qualcosa tra le dita non ho problemi e ne esco anche da qui con sollievo a a vista.

Da ora in poi dovrebbe andare meglio, invece sul tiro successivo, forse lungo una variante, mi ritrovo a metà di un diedro a contemplare il possibile atterraggio sulla sosta. Non ho i friends giusti e non ho modo di proteggerlo.

Sono molto indeciso, poi decido di appendermi. La scelta è giusta, con i piedi ormai anestetizzati da tre giorni di fessure sarebbe stato troppo rischioso. Lo rifaccio comunque in libera durante la discesa.

Ancora qualche fessura poi riprendiamo il ritmo, ci infiliamo dell’enorme diedro finale per gli ultimi tiri.

Sei ore dopo essere usciti dal cellophane siamo in cima, la discesa in doppia è veloce e raggiungiamo la base poco prima del buio.

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Secondo giorno, primo tiro

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Cima!

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In discesa

Per qualche motivo ho voglia di dormire fuori una notte ancora, Giga un po’ meno; poche ore dopo gli devo dare ragione:

3 a.m. “Giga è scomodissimo, scendiamo? ”

un secondo dopo: “Andiamo”

Un paio di doppie al buio e all’alba siamo di nuovo al campo, finalmente rilassati.

Petite tour topo ak-su valley kyrgyzstan karavshin

Petite Tour topo

 

Ak-su valley topo slesova russian tower perestroika crack

Perestroika topo

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Un pezzo di elicottero precipitato

 

 

Nell’ultima parte la via in solitaria.

 

 

 

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