Ultimo giorno nella valle
Un mese prima ci eravamo messi d’accordo con il tizio dei muli per farci recuperare, in lingue differenti, a gesti.
Non siamo affatto sicuri che abbia capito, ma in fondo sappiamo che prima o poi arriverà, speriamo solo prima del volo aereo.
Ieri non ha piovuto ma è sempre un po’ nuvoloso, la pressione però rimane stabile.
Noia, libri finiti, cibo agli sgoccioli, tutto già preparato per il rientro. Giga ko per la schiena.

Il classico temporale visto dal fondovalle
Improvvisamente un’idea
Posso andare a ripetere da solo una via, ne scelgo una in placca vicina al campo: A Better World, di Paolo Vitali (pure qua è stato?!).
Smonto il bagaglio e preparo subito lo zaino, però non ho qua il pluricollaudato sistema cinch+tibloc.
Una volta ho fatto una prova con il nuovo secchiello bloccante, dovrebbe andare. Sono motivato e parto, se si mette male scendo.
È da un sacco di tempo che non scalo da solo, forse mi è tornata la voglia di farlo o forse non mi va di lasciarmi scappare una giornata buona.
Parto come da tradizione molto presto
A mezzogiorno lascio il campo, una volta arrivato sotto la parete mi sento molto rilassato, ma in realtà so di essere entrato nella bolla che mi permette di essere sempre concentrato, ed il più efficiente possibile.
Primo problema: o salgo slegato o trovo un modo di bloccare la corda alla base della via. Guardando la placca che mi sembra molto ripida scelgo di legare la corda ad un masso a terra, ma devo partire molto più a destra rispetto alla via originale.
Inizio ad arrampicare, senza più problemi di attrito posso fare un lungo tiro seguendo delle solide lame che mi portano all’altezza della seconda sosta originale, ma spostato lateralmente.
Attrezzo una sosta con due friends poi mi calo, recupero il materiale, risalgo a jumar e riparto subito.
Il sistema senza tibloc non funziona molto bene, devo tirare la corda con i denti e tenere sempre un gran lasco per non farla bloccare mentre arrampico, non è un grosso problema, quindi continuo lungo una placca e poi salgo un tetto, per logica vado dritto.
Solo dopo averlo rimontato vedo uno spit dieci metri a destra. Ho appena incrociato la via, penso a che fare… guardo su: sembra ragionevole, quindi ok continuo dritto.
Do qualche occhiata a destra per vedere se riesco e riprendere la via ma mi sto spostando sempre più lontano, finchè non la vedo più. In compenso trovo uno spit di una calata, lo trasformo nella mia seconda sosta.
Ho sopra ancora un tetto, qualche lama traballante poi una fessura.
Mi giro e scorgo un puntino in fondo alla valle, è Giga che mi guarda con il binocolo! Dall’altra parte intanto si stanno abbassando le nuvole. Meglio andare veloce.
Faccio ancora un tiro lungo, ho pochissime protezioni da piazzare ma mi sento comunque sempre sicuro. Sbaglio linea e scendo scalando, riparto e con qualche passaggio delicato arrivo in cima a prendere per puro caso lo spuntone di calata.
Mi ricordo di avere il telefono, con mezz’ora di tentavi riesco a fare una foto accettabile poi mi calo.
Dopo quattro ore sono di nuovo al campo base, in tempo per il the.
Ora sono davvero contento, ci aspettano solo due giorni di cammino e poi il ritorno al futuro.

Ultima sera, falò al campo

Giga conquistato dalle donne locali
Le precedenti puntate, che raccolgono tutti gli incredibili risultati di Luca nella Spedizione 2015 al Kirzighistan, sono qui
http://ragnilecco.com/kirghizistan-terza-parte/
http://ragnilecco.com/kitghizistan-seconda-parte/
http://ragnilecco.com/kirghizistan-prima-parte/