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Ci sono località ormai plasmate nel DNA di noi arrampicatori, basta citarle per entrare in un mondo a sé stante, per creare nelle nostre menti uno stato quasi d’estasi, dove tutto è perfetto, dove la natura ha giocato a nostro favore e pensato solo ed esclusivamente al nostro benessere. Non per niente col tempo sono diventati veri e propri luoghi di culto, mete esclusive per mirati pellegrinaggi di massa, in periodi ben precisi dell’anno. Questo è avvenuto inizialmente perché si trattava di posti fantastici, unici per il contesto stesso in cui si trovano, con delle particolarità ben precise, che ancora oggi ne fanno la differenza e ne scoraggiano ogni qualsivoglia paragone.
A volte però può capitare quasi per caso di imbattersi in una fotografia di cui non si conosce la provenienza, in un vecchio articolo che descrive un ambiente a volte addirittura surreale, in una casuale amicizia da “social”, insomma in un insieme di piccole cose che pian piano iniziano a prendere una forma, ad incastrarsi l’una con l’altra ed è così che inizia a crescere la curiosità, il voler capire e conoscere sempre di più, il perché e il percome esistano posti altrettanto belli ma ai più sconosciuti. Semplicemente così è iniziato a crescere l’interesse per questa nuova avventura che stava nascendo, per questo nuovo “tassello” legato al filone de “La Pietra del Sud….”.
Foto di Silvia Fortuna
Dapprima a colpi di brevi messaggi, poi con enigmatiche mail in cerca di risposte sempre più esaustive e infine con delle lunghe quanto piacevoli e coinvolgenti telefonate che andavano a delineare sempre più quello che sarebbe diventato un affiatamento, che oggi, a distanza di tempo, oserei dire “fraterno”. Da una parte la disponibilità e l’esperienza messe in campo per sostenere questi ragazzi, impegnati con tutte le loro forze per promuovere e valorizzare un territorio con enormi possibilità, dall’altra una cura della logistica e un interesse particolare verso le nostre esigenze da far invidia a una qualsiasi agenzia di viaggi.
Quando arriviamo in paese è notte già da qualche ora, fortunatamente al contrario che da noi, dove ad un certo orario scatta il coprifuoco, pur essendo un piccolo borgo, le strade si vanno riempendo. Il primo incontro, quello post “social”, è sempre un po’ così, si cerca di essere inizialmente un po’ riservati, educati, aspettando che il tempo sciolga un’ attimino gli animi ma poi via…. dopo poco più di mezz’ora, davanti ad una delle migliori pizze che io abbia mai mangiato (e più a buon mercato) e ad un susseguirsi di birre, mi sembra di essere ad una cena tra vecchi amici che si rincontrano dopo tanti anni.
L’indomani siamo pronti per conoscere questo fantomatico luogo, poco conosciuto, poco frequentato, soprattutto da noi del nord, ma di cui così bene ne sento parlare da un mese a questa parte. Mentre percorriamo le ultime curve che salgono verso il colle, iniziano a comparire i primi massoni calcarei, di cui si iniziano a percepire le varie forme, le linee e gli spigoli, le inclinazioni, sinonimo della varietà di tipologia di scalata che incontreremo. Con una comoda passeggiata in mezzo ai prati, circondati da mucche e cavalli che gironzolano in totale libertà, raggiungiamo i primi blocchi. Da lontano non ci erano sembrati così grossi, e nemmeno così compatti! Appoggiati gli zaini iniziamo a girare tra i vari massi, accompagnati da Gaetano e Luigi, che ci mostrano i vari settori, le vie e le linee più caratteristiche e ci raccontano i vari aneddoti che le riguardano. Michele, che è già pratico del posto ed è per questo che l’abbiamo invitato a seguirci, inizia già a studiare le varie inquadrature, le esposizioni, i controluce e tutto quanto possa far si che, anche attraverso le immagini, si possa raccontare l’avventura che andremo a vivere in questa settimana.
Clips Video Editing By Michele Caminati
I ricordi che mi sono portato da Frosolone, e conservo nel cuore, sono legati ovviamente ai vari aspetti che noi scalatori, o per lo meno io e le persone con cui scalo abitualmente, diamo più valore. E quindi i rapporti umani che si sono venuti a creare con le persone che ho conosciuto, con l’ambiente che li circonda, le loro abitudini e il loro stile di vita. E poi quelli legati all’arrampicata, motivo principale che mi ha spinto a visitare questo posto, con tutte le sue variabili tecniche, dal tipo di roccia, allo stile delle vie, alla chiodatura e perché no al clima molto particolare. Ma per questo, e molto altro, avrò modo di scrivere ancora qualche riga…. LP
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